L’AMBIENTE ENTRA NELLA COSTITUZIONE: ESULTANO SLOW FOOD VIGEVANO E LOMELLINA E FUTURO SOSTENIBILE

Una data storica, quella dell’8 febbraio scorsola Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva la modifica a due articoli della Costituzione italiana, il 9 e il 41, integrandoli con i riferimenti all’ambiente, alla biodiversità, agli ecosistemi e agli animali. 

Anche la condotta Slow Food di Vigevano e Lomellina, si allinea alle dichiarazioni del presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini. «Richiamare la tutela della biodiversità all’interno della legge fondamentale dello Stato – commenta – rappresenta un passo importante e un motivo di soddisfazione, soprattutto per un’associazione come Slow Food che, da oltre trent’anni, s’impegna concretamente nella sua difesa». 

Proprio in virtù dell’esperienza maturata in questi tre decenni, Slow Food coglie l’occasione per ribadire la necessità e l’urgenza di tutelare la biodiversità nell’accezione più ampia del termine: «La tutela della biodiversità non va intesa soltanto come difesa del mondo selvatico – prosegue Nappini – ma anche come salvaguardia delle varietà agricole coltivate e delle razze animali allevate, cioè la biodiversità domestica».

Interviene Alda La Rosa, portavoce dell’associazione “green” Futuro Sostenibile in Lomellina, che da anni segnala le problematiche di un territorio compromesso. 

«Avere inserito nella nostra Costituzione – esordisce – la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni, richiama gli agricoltori al dovere primario di sentinelle dell’ambiente e alla grande responsabilità che hanno nel produrre cibo sano con elevato valore nutrizionale garantendo così quella sicurezza alimentare indispensabile alla salute dell’uomo». 

«Riguardo il territorio lomellino – prosegue – ritengo di fondamentale importanza la valorizzazione dell’agricoltura rigenerativa che permetta di costruire terreni sani. La terra diverrà  più produttiva  se alimentata con risorse naturali quali acqua e nutrienti  non inquinanti. In questo modo  sarà anche in grado di assorbire più CO2 dall’atmosfera contrastando il cambiamento climatico.

Oggi la produzione e il consumo di cibo contribuisce con circa il 37% alle emissioni di gas serra. Tra le cause principali l’utilizzo di fertilizzanti chimici, pesticidi e fanghi.  L’esigenza di rigenerare la biodiversità e di migliorare la salute collima anche con gli SDGs fissati dalle Nazioni Unite e che tutti gli Stati dovrebbero unitariamente raggiungere entro il 2030.

La Lomellina può giocare un ruolo importante essendo il più vasto territorio agricolo presente in Lombardia se invece di ricorrere a sostanze inquinanti si affida maggiormente alla natura che ha di per sé tutti gli elementi per autorigenerarsi.

Oggi si nota invece il circolo vizioso in cui si è caduti. Il terreno sfruttato con anni di monocoltura  e da anni nutrito solo con sostanze chimiche richiede sempre più chimica. Basta osservare i nostri terreni  che si presentano come dure zolle aride in cui i microrganismi non hanno vita.

L’utilizzo di pesticidi e lo sversamento, spesso incontrollato di fanghi, talvolta rifiuti che non hanno subito il trattamento di depurazione, come hanno accertato le ultime inchieste della magistratura, e di gessi di defecazione privi di qualsiasi tracciabilità hanno recato un danno tangibile ai terreni e a noi consumatori finali di cibo.

Le sostanze nutritive dei fanghi vanno sicuramente recuperate, rientrando anche nell’ottica dell’economia circolare essenziale in questa fase storica e economica. Tuttavia l’impianto legislativo attuale sui fanghi in agricoltura è ben lontano dagli obiettivi di una produzione di cibo sano che tuteli non solo la salute dell’uomo ma anche la biodiversità.

Inoltre dinanzi alle conseguenze del cambiamento climatico, con una grave siccità e la desertificazione di molte aree, di cui anche la pianura padana soffre con inverni sempre meno piovosi e livelli dei fiumi critici, è urgente cercare soluzioni che favoriscano la rigenerazione dei terreni.

L’accesso a un cibo più sano è un diritto inalienabile dell’uomo come lo è l’accesso all’acqua. Oggi i nostri fiumi sono inquinati di sostanze tossiche. Rigenerando i terreni avremo anche acque più pulite. Si tratta di un cambiamento epocale ma di fronte a una sfida del genere siamo tutti chiamati non solo alla presa di coscienza della situazione attuale ma anche alla progettazione di una politica alimentare sana e conforme agli obiettivi di sostenibilità ambientale».  

Ecco le modifiche apportate alla Costituzione:

Art. 9: «La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali».

Art. 41: «L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana, alla salute, all’ambiente. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali e ambientali».

Tutelare la biodiversità

secondo Slow Food, significa dunque dire no alle monocolture vegetali, ridurre e vietare l’utilizzo di pesticidi e fitofarmaci provenienti dalla chimica di sintesi, perché dannosi per la sopravvivenza di specie che assicurano biodiversità e perché causa dell’impoverimento dei suoli, favorire la transizione verso sistemi biologici, sostenere gli allevamenti di piccola scala ed estensivi che, a differenza di quelli intensivi, rappresentano ecosistemi vari, scongiurare l’abbandono di terreni agricoli e delle aree montane e rurali, perché la perdita di biodiversità è effetto anche della concentrazione abitativa della popolazione in aree ristrette.

«Ora – conclude il presidente di Slow Food Italia – si deve agire in modo concreto e veloce. Occorre mettere chi produce cibo in modo sostenibile, ad esempio seguendo i princìpi dell’agroecologia, nelle condizioni di poterlo fare: non lasciamo che le integrazioni della Costituzione rimangano sulla carta o, peggio, vengano vanificate da interessi economici di pochi».

Alcuni numeri: negli ultimi settant’anni sono andati perduti, a causa dell’uomo e delle sue scelte, tre quarti dell’agrobiodiversità che i contadini avevano selezionato nei 10.000 anni precedenti. Il 75% delle colture agrarie presenti a inizio ’900 è scomparso. 

Dagli anni ’70 del secolo scorso, la produzione agricola si è orientata su un numero ristretto di varietà: tre specie – mais, riso, grano – forniscono il 60% delle calorie necessarie alla popolazione del globo. Il 63% del mercato dei semi è rappresentato da ibridi commerciali ed è controllato da quattro multinazionali che possiedono anche i brevetti degli Ogm e sono leader nella produzione di fertilizzanti, pesticidi e diserbanti.