Voci dal passato e dal presente. Testimonianze postume che sanno tanto di “ve l’avevo detto”: opinioni illuminate espresse quando ancora nessuno osava parlare di “sostenibilità”. Non può essere un argomento banale, né forse leggero, ma interessante certamente e di sicuro in grado di lasciare nel lettore tantissime risposte e altrettante domande.
Ragionevolmente è difficile pretendere di più da un saggio pubblicato nel 2021 (ed edito da Slow Food) che parla di temi come “profitto”, o “sostenibilità”. Il titolo è “Il profitto e la cura”, ma il sottotitolo (che racchiude tutto) è anche più rivelatore. “La sostenibilità e le voci che non abbiamo ascoltato”.
L’autrice, Cinzia Scaffidi, è tante cose. Blogger – dal 2020, piena pandemia, cura “Ci leggiamo qua” sul web – e giornalista freelance e anche docente universitaria presso l’Università di Scienze gastronomiche a Pollenzo, presso Bra.
Sabato 2 aprile alle 17, presso la sala dell’affresco del Castello di Vigevano, a ingresso libero, presenterà “Il profitto e la cura” dialogando col giornalista Davide Maniaci, laureato in storia, redattore del settimanale locale L’Informatore Vigevanese e corrispondente da Vigevano del Corriere della Sera.
Slow Food è l’editore del libro, e la condotta di Slow Food Vigevano e Lomellina organizza l’incontro. La stessa Scaffidi fa parte dell’associazione no profit impegnata a ridare il giusto valore al cibo nel rispetto dei produttori e dell’ambiente.
Vigevano: un luogo adatto per parlare di certi temi. Centro di un territorio, la Lomellina, noto più per i problemi ambientali che per le potenzialità turistiche ancora in parte inespresse. Un rapido elenco, di certo non completo: nel 2017 bruciava la Eredi Bertè a Mortara, centro di stoccaggio rifiuti, e ancora non si è capito bene perché. Nello stesso anno, a dicembre, un incendio visibile da chilometri di distanza divorava parte della raffineria Eni di Sannazzaro. E poi ancora, il rogo alla ditta di smaltimento rifiuti Aboneco di Parona e, l’anno dopo, un nuovo incendio alla Bertè.
Si potrebbe continuare. A questi episodi eclatanti bisogna aggiungere la quotidianità sommersa. L’agricoltura intensiva ancora praticata (riso compreso), l’uso dei fanghi (dei quali l’odore è solo il problema più visibile, ma non l’unico), i diserbanti. La morìa delle api.
Per questo i rappresentanti delle associazioni presenti potranno far sentire la propria voce anche in merito alle politiche ambientali, oltre che per parlare del libro stesso. Futuro sostenibile in Lomellina, Sostenibilità Equità Solidarietà, Italia Nostra, Wwf Lodigiano Pavese, Vigevano sostenibile, Agricoltori italiani, i Tisinatt.
In modi diversi si battono affinché la zona sia più pulita e più vivibile. Insieme a Slow Food, che organizza l’evento, tutte queste realtà convengono su un punto: la transizione ecologica è una necessità ormai non rinviabile. Un tema che si unisce alle tante storie di personaggi di epoche diverse, che s’intrecciano in un libro sicuramente non convenzionale (in senso buono). La conoscenza: un concetto fondamentale per vivere il proprio territorio in modo consapevole.
Il sito di Slow Food Editore fornisce una traccia del volume di Cinzia Scaffidi. “Un libro nato, a margine dei corsi all’Università, dall’idea di mettere a disposizione del lettore una mappa dei classici, dei punti di riferimento che si possono avere quando si ragiona intorno ai temi dell’agricoltura e della sostenibilità. Potrebbe essere molto utile in ambienti nei quali queste riflessioni trasversali sui temi della sostenibilità non arrivano, come quello legato alla formazione dei docenti, che non sono preparati e non hanno testi di riferimento per presentare l’ecologia a scuola collegandola alle diverse materie.
Nel libro l’autrice ha il merito di far dialogare tra loro la Bibbia e lo scrittore Italo Calvino, il poeta inglese William Wordworth e don Lorenzo Milani con i suoi ragazzi di Barbiana, la Nobel per l’Economia Elinor Ostrom e Justus von Liebig, padre dei fertilizzanti e dell’agricoltura intensiva.
Sono le voci di chi ha avviato e portato avanti riflessioni sulla sostenibilità, sul conflitto tra (ricerca del) profitto e (tensione alla) cura, senza riuscire a influenzare o impattare gli effetti avversi che modello capitalistico applicato all’agricoltura stava producendo, su tutti la perdita di fertilità del suolo, nonostante fossero palesi fin dall’Ottocento”.
Si tratta di un tentativo lucido di tirare le somme di una storia lunga secoli, quella della produzione alimentare che si è adeguata ai modelli industriali. Sì al mercato, no alla natura. Allevamenti intensivi, soprattutto in passato, di animali la cui esistenza non si poteva definire “vita”. Coltivazioni che non rispettavano in nessun modo il terreno e i territori, per sfamare un numero sempre crescente di persone con esigenze sempre più specifiche. Un sistema che ora mostra i propri limiti. La transizione ecologica è ormai una necessità.
Si poteva fare prima? Certo, bastava dare retta ai “bastian contrario”, i protagonisti del volume. Voci inascoltate che ora tornano prepotenti e lanciano l’ultimo salvagente prima della catastrofe.